La Corte di Giustizia UE si pronuncia sulla rettifica dei dati personali relativi all’identità di genere

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, nella causa C-247/23, si è pronunciata con riferimento alla rettificazione dei dati personali relativi all’identità di genere dei cittadini europei ai sensi del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (RGPD, anche detto GDPR).

Ai sensi del citato Regolamento, infatti, tutti gli interessati hano diritto ad ottenere la rettifica dei loro dati personali che appaiano inesatti, proprio sulla base del principio di esattezza che discende dall’art. 5. Questo aggiornamento si configura come un aspetto imprescindibile con riferimento all’affermazione dell’identità di genere dei soggetti, la quale può infatti essere qualificata come “dato personale”.

La Corte ha inoltre affermato che il riconoscimento dell’identità di genere di una persona non può essere subordinato alla sua sottoposizione ad un intervento chirurgico per la riattribuzione dei caratteri sessuali. Per ottenere la rettificazione dei propri dati relativi all’identità di genere sarebbe infatti sufficiente l’esibizione di un certificato medico contenente una diagnosi psicologica che dimostri l’inesattezza dei dati personali contenuti nel registro pubblico.

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